sabato 20 febbraio 2016

Bruno Baldelli, un eugubino emigrato a Thionville

Dal 1° dicembre 1962, Bruno Baldelli - di cui ho raccontato la storia migratoria qui -  insieme con sua moglie Bruna abita a Thionville, square Fénelon.

A 25 anni, Bruno ha già due bimbi di 8 e 6 anni. Quando Bruna lo ha raggiunto nel dicembre del 1957, in attesa di una casa popolare, la famiglia si stabilisce in una casa di Waldvisse (a 40 km).

BRUNO BALDELLI


Lavora di già come « cokier », cioè come operaio che lavora in una fabbrica di coke a Serémange e ogni giorno percorre 80 km tra andata e ritorno per andare a lavorare: in bici all'inizio, sveglia alle due di notte per raggiungere il posto di lavoro alle cinque. Poi in ciclomotore e infine in Vespa. D'inverno, quando la Vespa comincia a slittare sulla strada ghiacciata, Bruno si ritrova per terra in mezzo alla carreggiata, troppo pericoloso... fortuna che alle quattro del mattino non c'è traffico.

Bruno Baldelli viene da una famiglia di mezzadri di Gubbio, provincia di Perugia, in Italia. La vita contadina è dura. Non solo bisogna condividere il prodotto della terra con il proprietario, una parte per quello e una parte per sé (la famiglia di origine di Bruno conta otto figli), ma bisogna pure lavorare sulle terre che erano state della famiglia e che il nonno ha perduto alle carte.  
Perciò, quando sente parlare di un ingaggio  per de Wendel*, Bruno parte per Milano ove trascorrerà due giorni tra esami e analisi cliniche, prima d'essere assunto e di prendere un treno per la Francia pieno zeppo di ragazzi come lui.
Giunto in Lorena, lascerà ben presto de Wendel per la società Sollac e fino al 1985 Bruno lavorerà alla trasformazione del carbone in coke.
Un lavoro come quello di alimentare il forno di carbone in un ambiente surriscaldato, ti deve piacere e soprattutto non devi aver paura della polvere che ti entra nei polmoni. 
Il carbone viene schiacciato con sei enormi pestelli che lo riducono in mattoncini prima di cuocere per 17 ore, recuperando altresì i prodotti derivati del carbone: gas, catrame, benzolo.
Il tempo libero Bruno lo dedica al giardinaggio, affittando per anni dei piccoli appezzamenti di terra, degli orti, a La Malgrange. Coltiva la terra al buio, dormendo tre-quattr'ore per notte e poi va a lavorare in fabbrica. Il giardinaggio è un piacere ma anche un mezzo per migliorare la consuetudinarietà della vita: lui e sua moglie sono d'accordo sul fatto che i loro figli - che ora sono tre - possano (debbano) studiare.

Bruno e Bruna ©Bruno Baldelli

Bruna bada ai bambini a casa e fino alla sua scomparsa avvenuta il 22 novembre 1998, avrà accolto ventotto bambini diversi, dai tre ai quattro mesi.
La pensione anticipata nel 1985, non cambia le abitudini di Bruno che continua a dedicarsi al giardinaggio e a fare lavoretti, a destra e a  manca, per rendersi utile.

È il papà di Adelmo, Ada, Aldo.


(il testo è la traduzione - a mia cura - della pagina dedicata a Bruno Baldelli dal wiki di Thionville)
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* de Wendel è stata una grande società siderurgica lorenese.

I nomi di battesimo (italiani) più diffusi a Villerupt, in Meurthe-et-Moselle (54)




Esistono siti che servono di rinforzo alle televendite. Essi forniscono telefoni, vie, nominativi.

Uno di questi è FRENCHTOWN. 
Sfogliando esclusivamente la lista dei nomi di battesimo aggiornata in tempo reale, questi sono i nomi italiani più diffusi nella città di Villerupt

Ci sono:

3 Armando e 11 Angelo (ma anche 8 Ahmed)
2 Concetta e 1 Corradino (contro 24 Claude)
12 Gino e 33 Gilbert
5 Pietro sono in minoranza davanti ai 39 Philippe
13 (fra Sandro e Sandra) schiacciati dai 24 Sébastien
1 unico Tullio tenta di arginare il tifone dei 25 Thierry 
di Jacqueline  ve ne sono 17. Più una.


Il pre-scuola di Villerupt

©Fiorinto Cuppone(il quinto da sinistra nella fila più bassa)

In questa foto che risale ai primissimi anni Sessanta, vediamo 35 bimbetti, maschi e femmine, in posa per il rito della foto annuale.

Siamo a Villerupt, nel dipartimento Meurthe-et-Moselle, precisamente nel quartiere « Les Sapins ».

Qualcuno ha un grembiulino, qualcun altro ha una giacchetta che assomiglia più a un pigiamino che a una uniforme da asilo. Qualcun altro è vestito "da tutti i giorni".

Son stati pettinati per l'occasione: maschietti e femminucce hanno quasi tutti i capelli corti (per far prima?), calzettoni con l'elastico lento, scarponcini o una via di mezzo tra  ballerina e sandaletto.
Alcuni sorridono, altri no. La maggior parte di loro appare perplessa.

Chissà chi sono e dove sono.



Quando il marito è emigrante...

mamma e papà 1952


..., lo moglie lo segue di lì a poco...
p. 1

pagina 2



....

giovedì 18 febbraio 2016

Discussione Tesi Master Tracce dell'emigrazione eugubina presso l'Università di Parma

Il giorno 15 febbraio 2016 è stata discussa la tesi Master Tracce dell'emigrazione eugubina in Lorena nella Francia degli anni Cinquanta presso il Dipartimento di Lettere Arti Storia e Società dell'Università di Parma.



La Commissione ha valutato il testo della tesi con il massimo dei voti





martedì 9 febbraio 2016

I Ceri in Francia. A Villerupt... ma quando?

Massimo Bei [che ringrazio]  mi fa pervenire questo ritaglio di giornale pubblicato in un libro cui ha collaborato:

Pietro Mattei  Iosella Vagnarelli - Massimo Bei - Stefano Mancini - Renzo Pierucci: Semonte, tra passato e presente, appunti per una storia, Città di Castello, Edizioni Prhomos, 1989:

La Festa dei Ceri in Francia.
Di che anno è? Il Cero sembrerebbe essere più piccolo di quelli visti in altre foto (e da me inseriti nella web gallery e in questo blog). I volti sono nuovi. Il modo di vestirsi diverso, precedente - direi - alla metà degli anni '50 (tutti o quasi in giacca e cravatta). Siamo ancora a Villerupt, ma...

Se qualcuno si riconosce o riconosce qualcun altro, mi scriva.


foto inviatami da Massimo Bei