lunedì 4 gennaio 2016

Fidanzamenti, matrimoni e figli tra emigrati eugubini

Questa comunità eugubina, emigrata nel secondo dopoguerra o comunque nei primi anni '50, è una comunità che si è chiusa dentro a un bozzolo o è evoluta, mescolandosi e integrandosi nel nuovo tessuto sociale? Ha mantenuto le sue radici, rivendicandole oppure ha adottato la cultura del Paese ospitante? Integrazione o assimilazione?

Per quanto riguarda fidanzamenti e matrimoni, per uno che sposa una non-italiana (come per esempio Furio Ceccacci che sposerà una ragazza spagnola), la stragrande maggioranza degli eugubini emigrati in Lorena sceglie di unirsi con una donna italiana, se non addirittura originaria del villaggio di origine, Gubbio. 


Matrimonio tra Dante Alunno e Ottavia
Villerupt, 1956
(in piedi da sinistra a destra: Tullio Nafissi, Armando [Piero] Spaccini,
Ennio Roncigli ["Cica"] e Cesarino Bocci)
©Jacqueline Spaccini


Diamo qualche esempio spicciolo.

Marcello Bertinelli nato a Gubbio il 15.01.1935 da Fernando (muratore) e Lidia nel 1953 va a vivere a Villerupt e lavora come manutentionnaire (addetto al carico/scarico delle merci) presso la società SAVIEM (produttrice di veicoli commerciali per conto della Renault). Nel 1955 torna a Gubbio conosce Amelia Farneti e la sposa nel 1958 a Villerupt. Dalla coppia nasceranno Claudia nel 1962 e Roberto nel 1965. 


Aleandro Laurini (Gubbio, 1937), emigrato in Francia nel 1957 per lavorare alla SOLLAC e mai più rimpatriato, tornava nel suo paesino tutti gli anni per le ferie estive. Durante uno dei suoi rientri, s’innamora di una ragazza del luogo che conosce fin da quando era bambino. Si sposano nel 1959. La porta con sé in Francia, ma per penuria di alloggi adeguati a una coppia, si adegueranno a vivere, per i primi nove mesi, a Waldwisse, a 40 km di distanza da Serémange, sede della fabbrica in cui lavora.

Anche Armando (Piero) Spaccini (Gubbio, 1930) torna al paese natio per sposare la sua fidanzata Annamaria (figlia di un altro emigrato da tempo, l’imprenditore eugubino Ubaldo Alunno). Vivranno prima a Villerupt e poi a Thil.  
  
Ugualmente fa Cesare Bocci (Gubbio, 1933), emigrato nel 1948 e che lavora in acciaieria, alla Micheville, come ajusteur mécanicien (aggiustatore meccanico). Cesare sposa Amelia Stella figlia di un muratore emigrato, ma conosciuta a Gubbio, durante le ferie estive. Nel settembre del 1958, nella chiesa della Nativité-de-la-Vierge di Villerupt. Un prete italiano viene chiamato dal Lussemburgo per celebrare in lingua italiana il loro matrimonio (presente anche il sacerdote francese).

Poi c’è chi nel 1934 è già un oriundo, cioè un francese figlio di italiani. È il caso di Odette Simonelli che è nata a Villerupt il 28 novembre del 1934 ma che poi il 17.06.1958 sposa Claudio Bistocchi col quale mette al mondo Marilinda (1960) e Ferdinando (1962). 

Le statistiche del censimento del 1954 dicono che gli abitanti sono in numero di 1 956 039 unità in tutta la Lorena, di cui il 48% della popolazione straniera è italiana. 

Ancora nel 2009, la metà degli immigrati residenti nella regione sono originari di un paese dell’UE, la maggior parte delle volte dell’Italia. Oltre 32 000 immigrati italiani si sono stabiliti in Lorena, per 2/3 in Mosella e, secondo il rapporto INSEE del 2009, sono ancora la  principale popolazione, secondo uno studio di Ahmed Boubaker[1].

Esempio di famiglia integrata [forse assimilata?]: Ottavio Del Frate (Matelica [MC], 10/01/1924) sposato con Zelinda Fiorucci (Gubbio, 08/05/1924), parte da solo nel 1956, destinazione SOLLAC, Thionville. 
La moglie e i 4 figli lo raggiungeranno successivamente. Vivranno a Serémange, Kuntzig, Thionville e a Basse Ham.
Fabrice è il più piccolo, del 1961. È l'unico nato su suolo francese. Parla ancora italiano, ma gli viene più  naturale parlare in francese.
La foto è stata scattata un 15 maggio (di tanti anni fa), visto l'abbigliamento dei bimbi.



FAMIGLIA DI OTTAVIO DEL FRATE
emigrato da solo nel 1956
La famiglia lo seguirà più tardi
 Peppino ( 1948-2013)
Paola (1950)
Georges/Giorgio (1954)
Wilma (1958)

Fabrice (1961) NON PRESENTE NELLA FOTO


[I  miei cugini di Villerupt - nati tra il 1956 e il 1965 -  non parlano italiano, né lo capiscono. Neppure apprezzano che venga parlato in loro presenza. Loro sono un esempio di perfetta assimilazione e di perdita completa della cultura di origine. Comunque, di una cultura].





[1] Ahmed BOUBAKER, Histoire des immigrations. Panorama général, Dossier  in «Hommes et Migrations», n. 1273