Questa comunità eugubina, emigrata nel secondo dopoguerra o comunque nei primi anni '50, è una comunità che si è chiusa dentro a un bozzolo o è evoluta, mescolandosi e integrandosi nel nuovo tessuto sociale? Ha mantenuto le sue radici, rivendicandole oppure ha adottato la cultura del Paese ospitante? Integrazione o assimilazione?
Per quanto riguarda fidanzamenti e
matrimoni, per uno che sposa una non-italiana
(come per esempio Furio Ceccacci che sposerà una ragazza spagnola), la stragrande
maggioranza degli eugubini emigrati in Lorena sceglie di unirsi con una donna
italiana, se non addirittura originaria del villaggio di origine, Gubbio.
Matrimonio tra Dante Alunno e Ottavia Villerupt, 1956 (in piedi da sinistra a destra: Tullio Nafissi, Armando [Piero] Spaccini, Ennio Roncigli ["Cica"] e Cesarino Bocci) ©Jacqueline Spaccini |
Diamo qualche esempio spicciolo.
Marcello Bertinelli nato a Gubbio
il 15.01.1935 da Fernando (muratore) e Lidia nel 1953 va a vivere a Villerupt e
lavora come manutentionnaire (addetto
al carico/scarico delle merci) presso la società SAVIEM (produttrice di veicoli
commerciali per conto della Renault). Nel 1955 torna a Gubbio conosce Amelia
Farneti e la sposa nel 1958 a Villerupt. Dalla coppia nasceranno Claudia nel
1962 e Roberto nel 1965.
Aleandro Laurini (Gubbio, 1937),
emigrato in Francia nel 1957 per lavorare alla SOLLAC e mai più rimpatriato, tornava
nel suo paesino tutti gli anni per le ferie estive. Durante uno dei suoi
rientri, s’innamora di una ragazza del luogo che conosce fin da quando era
bambino. Si sposano nel 1959. La porta con sé in Francia, ma per penuria di
alloggi adeguati a una coppia, si adegueranno a vivere, per i primi nove mesi,
a Waldwisse, a 40 km di distanza da Serémange, sede della fabbrica in cui
lavora.
Anche Armando (Piero) Spaccini
(Gubbio, 1930) torna al paese natio per sposare la sua fidanzata Annamaria (figlia
di un altro emigrato da tempo, l’imprenditore eugubino Ubaldo Alunno). Vivranno
prima a Villerupt e poi a Thil.
Ugualmente fa Cesare Bocci (Gubbio,
1933), emigrato nel 1948 e che lavora in acciaieria, alla Micheville, come ajusteur mécanicien (aggiustatore meccanico).
Cesare sposa Amelia Stella figlia di un muratore emigrato, ma conosciuta a
Gubbio, durante le ferie estive. Nel settembre del 1958, nella chiesa della
Nativité-de-la-Vierge di Villerupt. Un prete italiano viene chiamato dal
Lussemburgo per celebrare in lingua italiana il loro matrimonio (presente anche
il sacerdote francese).
Poi c’è chi nel 1934 è già un
oriundo, cioè un francese figlio di italiani. È il caso di Odette Simonelli che
è nata a Villerupt il 28 novembre del 1934 ma che poi il 17.06.1958 sposa
Claudio Bistocchi col quale mette al mondo Marilinda (1960) e Ferdinando
(1962).
Le statistiche del censimento del 1954 dicono che gli abitanti sono in
numero di 1 956 039 unità in tutta la Lorena, di cui il 48% della popolazione
straniera è italiana.
Ancora nel 2009, la metà degli immigrati residenti nella
regione sono originari di un paese dell’UE, la maggior parte delle volte
dell’Italia. Oltre 32 000 immigrati italiani si sono stabiliti in Lorena, per
2/3 in Mosella e, secondo il rapporto INSEE del 2009, sono ancora la principale popolazione, secondo uno studio di
Ahmed Boubaker[1].
Esempio di famiglia integrata [forse assimilata?]: Ottavio Del Frate (Matelica [MC], 10/01/1924) sposato con Zelinda Fiorucci (Gubbio, 08/05/1924), parte da solo nel 1956, destinazione SOLLAC, Thionville.
La moglie e i 4 figli lo raggiungeranno successivamente. Vivranno a Serémange, Kuntzig, Thionville e a Basse Ham.
Fabrice è il più piccolo, del 1961. È l'unico nato su suolo francese. Parla ancora italiano, ma gli viene più naturale parlare in francese.
La foto è stata scattata un 15 maggio (di tanti anni fa), visto l'abbigliamento dei bimbi.
La foto è stata scattata un 15 maggio (di tanti anni fa), visto l'abbigliamento dei bimbi.
FAMIGLIA DI OTTAVIO DEL FRATE emigrato da solo nel 1956 La famiglia lo seguirà più tardi Peppino ( 1948-2013)
Paola (1950)
Georges/Giorgio (1954)
Wilma (1958)
Fabrice (1961) NON PRESENTE NELLA FOTO
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[I miei cugini di Villerupt - nati tra il 1956 e il 1965 - non parlano italiano, né lo capiscono. Neppure apprezzano che venga parlato in loro presenza. Loro sono un esempio di perfetta assimilazione e di perdita completa della cultura di origine. Comunque, di una cultura].
[1] Ahmed BOUBAKER, Histoire
des immigrations. Panorama général, Dossier
in «Hommes et Migrations», n. 1273