domenica 1 novembre 2015

Storia di una famiglia di Gubbio emigrata a Villerupt: i Ceccacci

la storia della famiglia Ceccacci 
(testimonianza di Furio Ceccacci)

           In seguito alle molteplici difficoltà economiche conosciute a Gubbio per locare un lavoro stabile e che permettesse di far vivere degnamente la sua famiglia, mio padre d'accordo con mia madre decide di partire per la Francia, provvisto di contratto e di documenti.
     Si unisce a un gruppo di eugubini nelle sue stesse condizioni; alcuni hanno già lavorato in Francia, prima della guerra, e parlano francese.  Nel 1946, questo gruppetto entra illegalmente in Francia, attraversando le Alpi clandestinamente e, dopo molte peripezie, il gruppo riesce ad arrivare in Francia, a Villerupt. 

La famiglia Ceccacci intorno al 1948
     
Mio padre ritrova i fratelli di mia madre, rimasti in Francia e si mette di buona lena a cercare un lavoro nella sua professione di muratore. La cosa non è troppo difficile: appena dopo la guerra bisogna ricostruire le case demolite dai bombardamenti, e trova un impiego presso l'impresa Gustave Danton di Villerupt.

Qui, già lavorano parecchi operai provenienti da Gubbio e altri ne verranno in seguito, mi ricordo ancora qualche nome: oltre a mio padre, Ceccacci, ci sono i Nafissi padre e figlio, Nardelli, Minelli, Bocci, etc... quelle stesse persone che poi saranno all'origine della festa dei Ceri a Villerupt.

Altri lavorano nelle fabbriche e nelle miniere, Aubrives Villerupt, Micheville, Terres Rouges. Avendo constatato il buon lavoro di mio padre, è proprio Gustave Danton che fa tutte le pratiche necessarie per regolarizzare i documenti e di permessi necessari: certificato di residenza e di lavoro. Gli propone anche un alloggio. Un anno dopo, mio padre fa domanda di ricongiungimento familiare.


IL REGISTRO DELL'ARCHIVIO DI GUBBIO CHE ATTESTA LA PARTENZA
DA GUBBIO DELLA MOGLIE DI UBALDO CECCACCI E DEI FIGLI 


Mia madre ne fa richiesta al Comune di Gubbio che le consegna un certificato di cambio residenza, il 30 settembre 1947; in data 28 agosto 1947, richiede anche un passaporto a nome di Belardi Antonia in cui compaiono anche i  quattro figli, nati tutti a Gubbio. Il documento le viene consegnato il 19 settembre 1947, ragione della richiesta «atto di chiamata», prezzo 1 114 (millecentoquattordici) lire.


La stessa famiglia dieci anni dopo



Il passaporto è rilasciato dall'ufficio regionale di Gubbio, n° 662294P, n° di registro 1627 a firma del sindaco di Gubbio. Il 4 ottobre 1947 ottiene l'autorizzazione dell'ONI (office national de l'immigration) di Torino, dopo una visita medica atta a sincerarsi del buono stato di salute della famiglia. Entra in Francia il 21 ottobre 1947.


Il visto l'ha dato l'ONI, è valido dalla frontiera, per entrare in Francia fino a Villerupt, timbrato per accordo dalla Sécurité Nationale Direction des Renseignements Généraux, poi vistato dal Commissariato di polizia di Villerupt all'arrivo due giorni dopo, il 23 ottobre 1947.

Per il  rinnovo del passaporto che aveva validità annuale è incaricato il Consolato italiano di Nancy in Meurthe-et-Moselle e di Metz per la Mosella.


Furio Ceccacci
e-mail del 5/11/2015


un 15 maggio a Villerupt

Movimenti migratori umbri (1953-1962)

L'ingaggio - la prassi 

In genere, la prassi era questa: un parente, un amico o comunque un compaesano (il reclutamento avveniva spesso su base regionale) forniva al proprio datore di lavoro un nominativo. L'impresa o società avrebbe poi presentato richiesta individuale (lettre d'appel individuelle) al Ministero del Lavoro italiano.

Dopo che la società/ditta francese aveva inviato richiesta individuale con il nominativo del lavoratore al Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale (MLps), questo stesso inoltrava la richiesta all'ufficio del lavoro provinciale e/o al Centro di Emigrazione Regionale.
Dopo questo passaggio, il futuro emigrante poteva richiedere il passaporto per motivi di lavoro.



Il foglio del Centro Emigrazione di Arezzo sezione del Ministero del Lavoro
e della Previdenza Sociale - Ufficio del Lavoro attestante la candidatura di un lavoratore,  n. di
passaporto e indicazione del Paese estero di destinazione (Francia)



A questo punto, il lavoratore pronto a partire con tutta la documentazione in regola, riceveva un biglietto ferroviario di 3^ classe (per sé e - nel caso - per l'accompagnatore/accompagnatrice) per la tratta che partiva dalla sua città (Perugia) al Centro Nazionale di Emigrazione, a Milano.



Biglietto ferroviario dell'emigrante
ARMANDO SPACCINI
PERUGIA-MILANO 6 luglio 1955
(©Jacqueline Spaccini)





Lettera di un emigrante umbro


Nel 1984, un emigrato scrive questa lettera(1), pubblicata nella rubrica La parola agli emigranti di Umbri nel mondo, un giornale concepito e destinato ai corregionali sparsi per il mondo:



Da quel lontano 26 settembre 1956 quando le autorità civili mi concessero un passaporto, compresi la mia condanna di via crucis di dolori e di umiliazioni che si chiama emigrazione.  Ma in essa però c'era la possibilità di impegnarsi per un avvenire migliore per me e la mia famiglia.  Ho incontrato tanti compagni di lavoro sul mio cammino, ma tutti avevano una croce da portare. Il Signore mi ha aiutato a portare la mia non con scoraggiante rassegnazione, ma con coscienza e volontà.
Da emigrato ho lavorato in fabbrica, alcune volte al chiuso, senza aria e senza sole; il lavoro era  duro e monotono, e cominciava la mattina molto presto e andava avanti per otto-dieci ore. Il Signore mi ha dato la capacità di comprendere che il lavoro era necessario, era comunque sorgente di fraternità e di comprensione tra gli uomini anche se ancora talvolta sfruttamento e alienazione.
Certe volte neppure con i connazionali trovavo conforto, comprensione e ospitalità ma bastava un piccolo gesto di amicizia perché tutto sembrasse migliore. Mia madre fu capace di misurare le mie sofferenze e di capirmi. Insieme a lei e a  mia sorella, a mia moglie e a mio figlio, ho trovato conforto e ripreso la mia strada.
Il Signore solo sa quanti nostri fratelli emigrati muoiono nelle strade, nelle baracche, nelle fabbriche, nelle miniere e ad essi EGLI dona la pace alle loro famiglie, dà la possibilità di vivere e migliorarsi, 
Ognuno di noi dovrebbe avere e dare solidarietà senza nessuna distinzione e l'emigrazione lunga e dolorosa ci aiuta a comprendere meglio questa realtà. 
Domenico Melani, Thionville (Francia) 

La lettera viene pubblicata nel 1984, quindi parecchi anni dopo la partenza di Domenico per Thionville (57), in Lorena.
È evidente che lo stile è stato rimaneggiato, sicché le frasi restano un po' rigide e slegate le une dalle altre. Quel che però è autentico è il suo sentimento di sofferenza mista a una imposta solitudine, accompagnato da una religiosa e virile sopportazione.

Pare proprio che tanti anni di permanenza all'estero non abbiano addolcito il rimpianto e la nostalgia di Domenico Melani.

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(1) Per leggere la lettera, così come venne pubblicata nel giornale UMBRI NEL MONDO, distribuito gratuitamente in abbonamento agli umbri sparsi per il mondo, clicca qui .


Lettera di Domenico Melani


Perché raccontare l'emigrazione eugubina degli anni Cinquanta in Lorena.

Ecco la copia della lettera da me inviata agli emigrati eugubini (o ai loro discendenti) rimasti in Francia, nella regione lorenese (nei dipartimenti della Meurthe-et-Moselle e della Moselle). La lettera, in versione francese (in italiano, nella nota), era accompagnata da un questionario.

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https://michevilleairpark.wordpress.com


Jusqu’à aujourd’hui, personne n’a raconté l’histoire des gens de Gubbio qui sont partis pour la France dans les années Cinquante. Personne ne sait quels sacrifices ils ont faits, eux et leurs familles. Aux archives, on ne trouve plus rien : soit les papiers ont été perdus/abimés, soit ils ne sont toujours pas classés.
Bref, vous et vos fils, vous êtes anonymes et inconnus.
Moi, fille d’immigrés de Gubbio à Villerupt, je veux [et vais] raconter votre histoire qui est aussi la mienne.
Mais pour ce faire, j’ai besoin de votre aide : tout pourra concourir à renforcer et enrichir ma recherche (lettres, photos, papiers, bulletins de payes, contrats, billets ferroviaires, cartes postales, vos souvenirs).
On commence donc par ce questionnaire auquel je vous prie de bien vouloir répondre et puis on ira peut-être plus loin avec vous, je l’espère du moins.
Je soutiendrai mon mémoire de master (qui deviendra un livre ou un e-book) le 15 février 2016. Vous serez tous mentionnés, bien évidemment.
Je vous remercie énormément pour tout ce que vous pourrez faire.
Jacqueline (qui a quitté Villerupt pendant son enfance)[1]





[1] Fino ad oggi, nessuno ha raccontato la storia degli Eugubini che sono partiti per la Francia negli anni Cinquanta. Nessuno sa i sacrifici che essi hanno fatto, loro e le loro famiglie. Negli archivi, non si trova più  nulla: i documenti sono andati perduti, si sono rovinati oppure non sono ancora inventariati. Insomma, voi siete anonimi e sconosciuti. Io, figlia di immigrati da Gubbio a Villerupt, voglio raccontare [e racconterò] la vostra storia che è anche la mia. Ma per farlo, ho bisogno del vostro aiuto: tutto potrà concorrere a consolidare e arricchire la mia ricerca (lettere, foto, documenti, buste paga, contratti, biglietti ferroviari, cartoline, i vostri ricordi). Cominciamo dunque da questo questionario al quale vi prego di rispondere e poi andremo oltre insieme, o almeno lo spero. Sosterrò la mia tesi master (che diverrà un libro o un e-book) il 15 febbraio 2016. Naturalmente, voi tutti sarete da me citati. Vi ringrazio dal profondo del cuore per tutto quanto potrete fare.
Jacqueline (che ha lasciato Villerupt  bambina)