Nel 1984, un emigrato scrive questa lettera(1), pubblicata nella rubrica La parola agli emigranti di Umbri nel mondo, un giornale concepito e destinato ai corregionali sparsi per il mondo:
Da quel lontano 26 settembre 1956 quando le autorità civili mi concessero un passaporto, compresi la mia condanna di via crucis di dolori e di umiliazioni che si chiama emigrazione. Ma in essa però c'era la possibilità di impegnarsi per un avvenire migliore per me e la mia famiglia. Ho incontrato tanti compagni di lavoro sul mio cammino, ma tutti avevano una croce da portare. Il Signore mi ha aiutato a portare la mia non con scoraggiante rassegnazione, ma con coscienza e volontà.
Da emigrato ho lavorato in fabbrica, alcune volte al chiuso, senza aria e senza sole; il lavoro era duro e monotono, e cominciava la mattina molto presto e andava avanti per otto-dieci ore. Il Signore mi ha dato la capacità di comprendere che il lavoro era necessario, era comunque sorgente di fraternità e di comprensione tra gli uomini anche se ancora talvolta sfruttamento e alienazione.
Certe volte neppure con i connazionali trovavo conforto, comprensione e ospitalità ma bastava un piccolo gesto di amicizia perché tutto sembrasse migliore. Mia madre fu capace di misurare le mie sofferenze e di capirmi. Insieme a lei e a mia sorella, a mia moglie e a mio figlio, ho trovato conforto e ripreso la mia strada.
Il Signore solo sa quanti nostri fratelli emigrati muoiono nelle strade, nelle baracche, nelle fabbriche, nelle miniere e ad essi EGLI dona la pace alle loro famiglie, dà la possibilità di vivere e migliorarsi,
Ognuno di noi dovrebbe avere e dare solidarietà senza nessuna distinzione e l'emigrazione lunga e dolorosa ci aiuta a comprendere meglio questa realtà.
Domenico Melani, Thionville (Francia)
La lettera viene pubblicata nel 1984, quindi parecchi anni dopo la partenza di Domenico per Thionville (57), in Lorena.
È evidente che lo stile è stato rimaneggiato, sicché le frasi restano un po' rigide e slegate le une dalle altre. Quel che però è autentico è il suo sentimento di sofferenza mista a una imposta solitudine, accompagnato da una religiosa e virile sopportazione.
Pare proprio che tanti anni di permanenza all'estero non abbiano addolcito il rimpianto e la nostalgia di Domenico Melani.
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(1) Per leggere la lettera, così come venne pubblicata nel giornale UMBRI NEL MONDO, distribuito gratuitamente in abbonamento agli umbri sparsi per il mondo, clicca qui .
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