lunedì 28 dicembre 2015

La famiglia BALDELLI di Gubbio emigrata a THIONVILLE (57100) nella Moselle

Questa è la storia di Ada Baldelli e della sua famiglia.
Ada aveva un anno di vita, quando sua madre - insieme con lei e con  il fratellino Adelmo (Aldo nascerà in Francia nel 1964) - decide di raggiungere suo marito Bruno (1), emigrato un anno prima. Hanno lasciato Gubbio per installarsi a Thionville, nella Moselle.



La piccola Ada ha 1 anno. Non è ancora partita per la Francia.





Ada Baldelli ha ormai 3 anni e vive a Florange
nella Mosella (1959)



Qui parlo di lei e della sua famiglia.
In principio, erano i nonni paterni:  Elena Garofolo e Roberto Baldelli. Sono originari di Carestello, un «vocabolo» (ovvero, poco meno di una frazione) a 8 km da Gubbio.
Sono i genitori di Bruno Baldelli.

Qui li vediamo con il panorama appenninico alle spalle.


Elena [1911-2006] e Roberto BALDELLI [1907-1982]
©Ada Baldelli

Dall'altro ramo, abbiamo la bellissima Ada Meniconi, suo marito Virgilio Laurino, ossia i nonni materni della nostra piccola Ada.


Ada MENICONI LAURINO
[1910-1951]
©Ada Baldelli 

Virgilio LAURINO [1911-1999], nonno materno di Ada
Qui impegnato nella guerra d'Africa (1940)
©Ada Baldelli

Virgilio Laurino nativo di Ponte d'Assi (5 km da Gubbio), contadino. Sarà un immigrato anche lui, anche se stagionale, in Lussemburgo. Un lavoratore straniero atipico: comincerà ad emigrare dal 1959, a 48 anni, partendo dalla casa del figlio e della nuora, a Thionville per lavorare alla diga (forse).

Da questi nonni, nascono il papà e la mamma di Ada: Bruno Baldelli e Bruna Laurino. Eccoli qui di seguito:

Bruno BALDELLI come appare nella foto del passaporto 1956

Bruna LAURINO-BALDELLI prima di lasciare Gubbio

Si amano e si sposano.
Ada in braccio alla mamma. Adelmo è il piccolino.
Gli altri due sono parenti 1956 GUBBIO

Avranno 3 bambini: Adelmo, Ada e Aldo.


Bruna BALDELLI insieme con Adelmo e Ada 1957
foto del passaporto
IN PARTENZA PER LA FRANCIA


Adelmo, mamma Bruna con in braccio Aldo e Ada di bianco vestita (1966)


Bruno e Bruna non sono figli unici. Lui ha 3 fratelli e 4 sorelle, lei ha 3 sorelle e 1 fratello, Peppino. Quest'ultimo proverà a espatriare ma non resisterà a lungo: dopo pochi mesi tornerà in Italia.
Bruno e Bruna saranno gli unici della famiglia a emigrare e a restare per sempre lontano da casa.

Bruno è arrivato in Francia insieme con il cugino della moglie, Aleandro Laurini (*):



Bruno lavorerà presso la cokerie agli altiforni; Aleandro come meccanico alla SOLLAC di Serémange (Moselle, 57290)


Ada e i suoi fratelli sono felici di stare con lo zio Aleandro che ha una "nuova" auto (abbastanza inusuale per un immigrato): una 4 CAVALLI a Waldwisse (Moselle, siamo alla fine degli anni Cinquanta)

zio Aleandro Laurini con Adelmo e Ada
Dietro, la 4 CV.




Ada ha frequentato la scuola elementare Saint-Hubert, il collège Paul-Valéry e poi il lycée Hélène Boucher a Thionville. Tanti figli di immigrati italiani e spagnoli. Due ore di lezione di italiano., per non perdere il contatto con le radici.
All'università ha preso la licence en psychologie all'Université de Nancy.
Poi si è sposata.
Lycée Hélène Boucher à Thionville


Nel 2013, come eugubini all'estero, Ada e il suo babbo Bruno hanno salutato Gubbio e l'accensione dell'albero di natale più grande del mondo sul monte di S. Ubaldo (il monte Ingino) dal Marocco, con questo video:




Credits : photos by ©Ada Baldelli 

OGGI (2015)
Mamma Bruna non c'è più. Papà Bruno l'ho intervistato.
Adelmo vive a Joeuf (la città di Michel Platini).
Aldo abita ancora a Thionville, ma ha vissuto anche in Italia.
Ada si è sposata, ha insegnato a Thionville e dal 1980 abita a Rabat, in Marocco, con suo marito dal quale ha avuto 3 maschi: Rachid, Nabil e Karim (due di loro vivono a Parigi).
Quest'estate Ada ha finalmente potuto rivedere la sua Gubbio, insieme con i figli.

Curiosità: il calciatore dell'Empoli Vincent Laurini è suo nipote.
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(1) Parlerò altrove di suo padre, Bruno Baldelli. 


(*) A volte all'anagrafe di Gubbio si sbagliavano o forse lo facevano appositamente. Fatto sta che il nome *Laurino* diventa per un ramo della famiglia *Laurini*, che lo conserverà come tale, Anche nella mia, di famiglia - per un certo tempo - al cognome veritiero *Alunno* verrà preferito *Alunni*. Dalla metà degli anni '70, la famiglia di mia madre è tornata a chiamarsi *Alunno*.






La scolarizzazione dei piccoli italiani a Villerupt, Thionville e zone limitrofe


©Fiorinto Cuppone
la foto ritrae il piccolo Fiorinto Cuppone
(quinto da sinistra nella fila più bassa)
nel 1962, quartiere "les Sapins" di Villerupt


Les enfants d'immigrés italiens dans les écoles françaises (1935-1955) 

master 2  université di Nantes 2010
tesi (mémoire - si dice in francese) scritta da Louise Canette e liberamente consultabile sul sito MEMOIRE online (clicca qui)



La scuola intende favorire l'inserimento dei fanciulli stranieri in Francia per integrarli e farli diventare francesi. Si parla di integrazione nel senso di mentalità da incorporare nel sistema giuridico e sociale della Francia degli anni '50. È fuori questione che il bimbo mostri la sua provenienza nell'ambiente scolastico.

I maestri chiedono ai genitori di non parlare italiano in casa, di parlare solo in francese al fine di favorire suddetta integrazione.

Si richiede inoltre che i bambini non abbiano l'accento (straniero).

collection Jacqueline Fantin-Crampon (emprunté au site MEMOIRE online)

Del tutto digiuni di didattica (1), molti genitori  obbediranno a quelle richieste per amore dei loro figli e  smetteranno di parlare italiano (o meglio il dialetto del proprio paese di provenienza) per parlare uno strano francese peraltro pieno zeppo di errori.

Pochi saranno coloro i quali continueranno a parlare italiano - esclusivamente italiano - ai loro figli.

Uno di questi è Bruno Baldelli. L'ho conosciuto, l'ho intervistato.
Conosco due suoi figli, Ada e Aldo. Hanno frequentato la scuola elementare a Thionville. Metto qui le loro impressioni di bambini, ripensate da adulti.

Aldo Baldelli (classe 1964): 
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videointervista - via skype -  del 21 dicembre 2015
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Adelmo, mamma Bruna con Aldo in
braccio e Ada Baldelli
(Thionville, 1966)
Aldo bambino viveva nel quartiere «Côte des Roses», che all'epoca era prossimo alla campagna, di Thionville (in Mosella). Lui ricorda che era inappropriato, fuori luogo, parlare in italiano, seppure moltissimi bimbi fossero figli di italiani immigrati. 

Per facilitare l'integrazione e probabilmente anche a causa di un malcelato complesso di essere stranieri, i bambini venivano battezzati con un nome francese e non italiano (all'epoca, si usava mettere ai nuovi nati i nomi dei nonni). Non era il suo caso, dal momento che i suoi genitori avevano imposto ai figli i nomi italianissimi di Adelmo, Ada e Aldo.

Non manifestare la propria condizione di stranieri, parlando in francese invece che in italiano, osserva Aldo, denunciava la paura di essere rigettati. Inoltre, a livello scolastico, la cultura d'origine non poteva essere mantenuta agli stessi livelli della cultura ospite (leggi: dominante, n.d.r.), giacché si riteneva che la prima potesse essere di ostacolo al corretto apprendimento  linguistico del francese. A ogni buon conto, si era malvisti se non si parlava francese in pubblico.

D'altronde, dal punto di vista morfosintattico, il sostrato italiano (l'italianità culturale) non era obiettivamente forte: si trattava perlopiù di cultura locale (eugubina, nel nostro caso), e la famiglia di origine spesso non era andata oltre la licenza elementare. Sia pure apparentato col toscano, l'idioma eugubino non poteva dirsi equivalente dello standard italiano, sicché gli errori ortografici (le doppie, le *a* e le *o* con/senza acca, a casaccio) e ortoepici (l'apertura delle *e* e delle *o*, per esempio) dei loro genitori passavano inevitabilmente ai figli.

Bruno e Bruna Baldelli scelsero di parlare in italiano ai loro figli:
«Da parte della mia famiglia, non fu una questione di filosofia, non c’era nulla di pre-ordito, di pianificato: erano semplicemente degli italiani aperti al mondo, tant’è che hanno cominciato a parlare molto presto francese».

Aldo conclude dicendo che per conto suo, l'integrazione italiana è perfettamente riuscita; altra cosa è l'assimilazione. 

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AssimilazioneCon questa espressione si intende quel processo per cui un individuo o un gruppo abbandona la propria cultura e cerca di assumere quella dominante.



Ada Baldelli (classe 1956):

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intervista - via telefono  -  del 28 dicembre 2015
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Ada aveva 6 anni nel 1962. Nella sua classe, su trenta scolari della sua classe, 1/3 erano italiani. Sui 10 italiani, 3-4 soltanto parlavano italiano.

Io ero un'alunna abbastanza riservata. Da piccola, il mio nome non mi piaceva perché non era francese. non volevo essere diversa dagli altri. 

Lei dice:

Je pense que l'immigration, au sens large du terme, porte en elle quelque chose de douloureux... pas malheureux, car les gens quittaient leur pays pour "une vie meilleure", mais la douleur de quitter son pays, sa famille... son soleil, et ce sentiment enfoui d'un espoir de retour. Et nous, les enfants, nous ne savions appartenir ni complètement à l'une, ni complètement à l'autre... une éducation différente à la maison... et à l'école.


[penso che l'immigrazione, nel senso esteso del termine, porti in sé qualcosa di doloroso, non infelice, giacché la gente lasciava il suo paese per "una vita migliore", ma il dolore di lasciare il loro paese, la loro famiglia, il sole e quel sentimento soffocato della speranza di poter tornare. e noi bambini, non sapevamo appartenere completamente né all'una (cultura, lingua) né all'altra... un'educazione diversa a casa... e a scuola

E aggiunge:

I genitori s'istruivano dietro ai loro figli, facendo i compiti con loro... papà leggeva il giornale (francese) e la Gazzetta. La mamma comprava le riviste e s'interessava molto a quel che c'era scritto nei nostri libri scolastici. Imparava a memori le poesie con noi. Le piacevano le illustrazioni dei nostri quaderni di poesia.



Ada ricorda inoltre che la mamma ci teneva tantissimo a che la casa e loro tutti fossero sempre puliti, perché «i francesi ci dicono che siamo sales, che siamo sporchi».
Michel Platini (classe 1955)

Mon italianité s'est, en fait, construite au fil de ma vie. De la Lorraine, où je suis né, on disait alors que c'était une petite Italie. Mais si mes grands-parents, entre eux, parlaient italien, mes parents ont tout fait pour s'adapter à la langue française et à la France. C'était l'après-guerre et le traumatisme était encore bien réel, tout comme le contentieux entre les deux peuples. Il n'était pas bien vu de parler italien.
Alors pour moi, à Jœuf, où la communauté italienne était très solidaire, l'Italie se résumait à l'église et au football, la deuxième religion des Italiens, pour les activités extérieures, et, à la maison, aux pâtes, rituel de la plupart de nos repas. Le dimanche après-midi, tous les Italiens étaient au football, sur le terrain ou autour, et tous les joueurs de l'équipe avaient des noms à consonance italienne. La vie allait de l'église au terrain de football. Ma famille en est l'image parfaite : mon père était footballeur et entraîneur et ma mère faisait le catéchisme (*).
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(*) Michel Platini è nato a Joeuf nel dipartimento Meurthe-et-Moselle, non distante da Villerupt. L'intervista è stata rilasciata a Le Figaro international  il 12.03.2011 (clicca qui per leggere tutta l'intervista (in lingua francese)  pubblicata via web con il titolo: Quelque chose en eux de l'Italie
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Le foto che seguono sono tratte dal sito COPAINS D'AVANT

scuola materna 1955 - Villerupt

Alla scuola materna i bimbi sono ancora in classi miste nel 1955.

classe elementare 1958-1959 - les garçons VILLERUPT
 Alle elementari, le classi sono rigorosamente: maschili e/o femminili. Anche l'ingresso alla scuola è diverso. In pratica, i bimbi dei due sessi non si incontrano mai, spesso neppure alla récré (ricreazione).

classe elementare 1958-1959 - les filles VILLERUPT
Ed ecco due interni di aula elementare [per bambine e per bambini] dello stesso anno scolastico, nella stessa città e nella stessa scuola, la Raymond Poincaré:

interno scuola pubblica 1963 les filles - Villerupt



interno scuola pubblica 1963  les garçons - Villerupt 

Infine metto una foto degli anni '60. Si notano differenze?

1960 classe elementare VILLERUPT




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(1) oggi non soltanto è venuto meno il concetto di integrazione inteso come rinuncia alle proprie origini  a favore del Paese di accoglienza, ma anche per quel che riguarda l'apprendimento solipsistico della lingua (una sola in tenera età), non si è più così chiusi: ci si è accorti che al contrario il bambino che si trova fin da piccolo a contatto con più lingue le apprende entrambe, senza eccessivi problemi.

domenica 27 dicembre 2015

Il Centro Nazionale di Emigrazione di Milano

Il Centro Nazionale di Emigrazione di Milano prese vita nel 1947 (prima stava a Torino). I locali si trovavano nell'ex-caserma Garibaldi di Piazza S. Ambrogio 3.


I Centri di Emigrazione hanno il compito di provvedere al raggruppamento, all’alloggiamento, alla vittuazione e all’assistenza in genere dei lavoratori che emigrano o rimpatriano e delle loro famiglie. Data la natura dei compiti stessi, i Centri hanno continui rapporti, oltreché con gli Uffici del Lavoro, con le Commissioni dei Paesi esteri incaricate di effettuare la selezione che comporta l’accertamento del possesso da parte dei lavoratori stessi dei requisiti professionali e fisici per il lavoro cui devono essere destinati. I Centri di Emigrazione hanno sede nelle località più idonee alle operazioni di espatrio e di rimpatrio dei lavoratori(1).





©Alberto Rozzoni 2015

©Alberto Rozzoni

©Alberto Rozzoni 2015

©Alberto Rozzoni 2015

S. Ambrogio ©Alberto Rozzoni 2015


©Alberto Rozzoni 2015
Via Ferrante Aporti  ©Evaristo 2000 (link)
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(1) ARCHIVIO CENTRALE DELLO STATO Roma, Attività degli uffici del lavoro e della massima occupazione. Centri di emigrazione. 1950-1954 20/003 Cartella 21 Fascicolo 12H Perugia Sottofascicolo 1950-1954

mercoledì 23 dicembre 2015

CHARGEUR DE COKE - un umbro che sposa un'italiana in Francia

Non è un caso: gli italiani, particolarmente gli umbri in questo caso, pur emigrati all'estero, si sposano tra italiani e particolarmente tra compaesani.
Due le possibilità:
a) lui torna a Gubbio (o in altra cittadina), durante l'estate, e sposa la ragazza che è sempre stata nel suo cuore (o che era già la sua fidanzata prima di partire);
b) lui conosce la ragazza nell'ambito della comunità italiana (eugubina) locale e sposa la ragazza che magari è nata a Villerupt/Thionville, ma di famiglia umbra).

Eccone un esempio.

Rinaldo Sabatini è chargeur de coke in Lorena.
Nella foto, vediamo il suo ritratto: è giovane, non sorride, lo sguardo è teso. Figlio di Giuseppe e di Assunta Menggelli (sic), è nato nel 1937, in Umbria, a Nocera Umbra e vive a Audun-le-Tiche (5, rue de l'Alzette), nella Moselle.

Nel fine luglio del 1961 ha deciso di sposarsi, a Audun-le-Tiche con un'italiana, di quattro anni più giovane, Bruna Sarnari, nata anch'ella a Nocera Umbra.

Hanno avuto una figlia, nel 1963, Daniela, che è nata a Villerupt.

Rinaldo Sabatini ha conservato la nazionalità italiana.

Su che cosa abbia a testimoniare, noi, lo ignoriamo.

Lo chargeur de coke è un manovale che carica il carbon fossile.


sabato 19 dicembre 2015

La festa del Natale e della Befana per gli italiani di Nancy (Meurthe-et-Moselle), della Mosella e della Sarre

Siamo negli anni '50.

Nel 1953(*), il console italiano a Nancy (Meurthe-et-Moselle), G. L. Martina, invia un telespresso al Ministero degli Esteri e per conoscenza all'Ambasciata d'Italia a Parigi, relazionando quanto fatto in occasione delle feste natalizie nelle comunità italiane d'Oltralpe.

Il 4 gennaio il Comitato italiano di assistenza ha organizzato una festicciola alla Casa d'Italia nella città di Nancy, in occasione del Santo Natale, riunendo 150 bimbi dai 6 ai 12 anni (con i loro genitori), al fine di distribuire pacchi-dono, giocattoli e una merenda.

 
TELESPRESSO - COMITATO ASSISTENZA NANCY 



L'indomani, il quotidiano l'Est Républicain del 5.01.1953 accorda un trafiletto all'evento.

TRADUZIONE:
A casa dei piccoli italiani di Nancy
S'è svolta domenica pomeriggio a Casa Italia la festa di Natale organizzata dal Console italiano per i bimbi del Paese lontano attualmente residenti nella capitale lorenese.
Si notava la presenza del Console d'Italia Martina, accompagnato dalla consorte, Presidente onorario del Comitato di Accoglienza e dal Presidente in carica, il signor Montrénor.
I circa 125 bambini presenti hanno beneficiato di una ricca merenda e di bellissimi giocattoli attorno all'abete  illuminato mentre un gruppo di voci bianche eseguiva un coro particolarmente riuscito.

Trafiletto dell'Est Républicain 05/01/1953


La festa della Befana, chiamata Festa dei Bambini, ha luogo nella Casa d'Italia, a Nancy. Riporta l'evento il giornale italiano Voce d'Italia del 18 gennaio 1954. Stavolta la merenda prevede cioccolata calda e biscotti.
Nel frattempo, il nuovo console è Giovanni Mayr, assistito dal Presidente del Comitato, il sig. Montrésor (**).
Si parla anche di pacchi viveri per le famiglie bisognose e generi di conforto per i degenti di ospedale.
Festa dei bambini della Colonia 4 gen 1954

Ancora nel 1954,  l'Est Républicain, subito dopo Natale, dedica nuovamente un articolo (stavolta con anche una  foto). Qui, ci siamo spostati nella Sala delle Feste del Consolato, i bimbi sono scesi a un centinaio, ma sempre c'è profusione di doni e di ghirlande attorno all'albero illuminato.
Ad animare la festa pomeridiana, una lotteria con tombola -  cui partecipano anche gli ex-combattenti - con un ricco montepremi (47, per la precisione), tra cui un motorino e due biciclette.


Natale 1954 Est Républicain


I pacchi viveri per le famiglie bisognose, i doni per i degenti degli ospedali, per i detenuti nelle case di pena, i sussidi in denaro per vecchi bisognosi. Di che cosa si trattava, in effetti? E quali erano i criteri di selezione?


Il console scrive un telespresso (non riprodotto qui) al MAE in cui dice che  le famiglie bisognose sono state divise in tre categorie, a seconda del numero delle persone a carico.

1^ categoria (8 persone a carico)
4 kg di spaghetti
3 kg di riso
2 kg di zucchero
250 g di caffè
500 g di cioccolata
2 scatolette di pomodoro
giocattoli

2^ categoria (6 persone a carico)
4 kg di spaghetti
3 kg di riso
2 kg di zucchero
250 g di caffè
500 g di cioccolata
2 scatolette di pomodoro
giocattoli

3^ categoria (4 persone a carico)

2 kg di spaghetti
1 kg di riso
1 kg di zucchero
250 g di caffè
300 g di cioccolata
1 scatoletta di pomodoro
giocattoli

I giocattoli consistono in: una scatola di di matite colorate e un album da disegnare.

I nominativi delle 37 famiglie sono stati forniti dal Servizio Sociale della mano d'opera (sic) straniera e dalle Missioni Cattoliche. (***)

Quanto ai ricoverati negli ospedali (Mosella e Sarre), i doni ricevuti sono:
UOMINI   (176)  1 panettone da 250 g e 1 pacchetto di sigarette
DONNE     (41)   1 panettone da 250 g e 1 tavoletta di cioccolata
BAMBINI (131)  1 panettone da 250 g e 1 tavoletta di cioccolata + 1 giocattolo

9 detenuti italiani nelle prigioni francesi della Mosella e della Sarre hanno ricevuto 9 pacchetti ognuno con 1 panettone e 1 pacchetto di sigarette.

Sono stati assegnati 45 sussidi in denaro a vecchi bisognosi (si ignora il quantitativo in franchi).

A ogni pacco è stato spillato, con un nastrino tricolore, un biglietto con la seguente dicitura: Gli italiani della Mosella e della Sarre con i migliori auguri per il natale ed il Nuovo Anno.

Al Missionario italiano di Saarbucken, Rev. Micheloni, sono stati consegnati «20 pacchetti contenenti qualche dolciume ed un giocattolo per altrettanti bambini poveri di questa collettività italiana».
In totale, sono stati racimolati 200 000 franchi con la vendita dei calendari del 1955 (l'anno che verrà).
Il tutto a firma del Console reggente, G. Flores.


Rapporto di assistenza connazionali nel gennaio del 1954


CREDITS:  Fondi Archivio Diplomatico della Farnesina da me consultati

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(*) C'è un errore nella data battuta a macchina sul documento che indica: 1952.
(**) Non si capisce se il Presidente del Comitato si chiami Montrénor o Montrésor (o magari in altro modo ancora).
(***) (***) Probabilmente anche degli altri dipartimenti, ma il telespresso a disposizione riguarda il Consolato d'Italia a Metz (27/12/1954)

mercoledì 16 dicembre 2015

La famiglia

Ecco un'altra bella foto della famiglia Ceccacci che vive a Villerupt da prima del 1950, in una posa-non-posa molto intima e naturale.
Dietro la mamma Antonia, ci sono Furio, Carlo e Alvaro. Marie-Gabrielle è accanto alla mamma. Davanti a loro c'è il babbo Ubaldo mentre guarda un'immagine devozionale.
Nella carrozzina che si scorge a lato, c'è l'ultima nata, Anna Vera.

La foto è stata scattata in casa da Roland Belardi, cugino di Furio Ceccacci, proprietario di questa foto.



FAMIGLIA CECCACCI 1950 VILLERUPT
©Furio Ceccacci




martedì 15 dicembre 2015

A tavola con gli eugubini

La tavola non  è soltanto il luogo attorno al quale si parla. Esso dà occasione di convivialità, discussione, espressione di una cultura condivisa, condivisione di una nuova cultura con vecchi amici, di una vecchia cultura con nuovi amici.

Qui sotto la famiglia Belardi, zii di Furio Ceccacci (proprietario delle foto).
Nella foto n° 2 si può osservare che dentro ai bicchieri di vino c'è un cucchiaio, come si nota anche una bottiglia di rum (evidentemente allungato nel vino). A lato una grossa brioche.


Foto n. 1 Alle due estremità, Errico Belardi  e sua moglie Rosa, zii di Furio Ceccacci.
Al centro, il figlio Fernand con la nuora Fernande.
Errico è fratello della mamma di Furio
Foto anni '50


Ma il dolce non è italiano. È un enorme pain viennois, ma con ingredienti salati dentro, una brioche napolitaine. Credo che in Italia si chiami Danubio,Il luogo è la Cité ouvrière de Butte à Villerupt.
[Cité de Butte]


sabato 12 dicembre 2015

Da Villerupt al Lussemburgo

Durante la crisi siderurgica che in Lorena si farà sentire più forte dal 1961, alcuni giovani eugubini in cerca di un lavoro senza rischi (e meglio pagato), emigreranno nel limitrofo Granducato lussemburghese.

Qui una delegazione di eugubini già stanziati a Villerupt. Si riconoscono: Fernando Bocci (cugino di mia madre, l'uomo con gli occhiali da sole) e due dei fratelli Ceccacci, Alvaro e Furio.
Il luogo è la Mostra Universale del Lussemburgo (L'expo universelle du Luxembourg). La delegazione è andata perché viene presentato il folklore, a Lussemburgo, come il Palio della Balestra di Gubbio. Siamo nel 1958.

Fernando Bocci si trasferirà di lì a poco in Lussemburgo (come anche suo fratello Cesare, che però rientrerà in Italia alla fine del 1969).  Fernando vive tuttora lì, insieme con la sua famiglia.




LUXEMBOURG, 1958
©Furio Ceccacci

martedì 8 dicembre 2015

lunedì 7 dicembre 2015

Cartoline prima di partire, cartoline appena arrivati

Queste tre cartoline sono state spedite da Armando (Piero) Spaccini, nei giorni del suo arrivo al Centro nazionale di Emigrazione di Milano e ce n'è un'altra, attestante il rientro in Francia di mio padre dopo un evento importante della sua vita. 

Sono in bianco e nero, in grigio oppure in bianco e nero ridipinte a colori, come usava all'epoca.

Le prime due vengono inviate da Milano a Gubbio (PG), nel 1955, poco prima di prendere il treno che condurrà il giovane eugubino nella Lorena francese. La terza è spedita da Nancy, nel 1957, a un nuovo arrivo in Francia, dopo il matrimonio. 

Sono tutte e tre indirizzate ad Annamaria Alunno (nel testo *Alunni*), prima fidanzata poi moglie (mia madre).


 CARTOLINA N. 1 - Panoramica di Milano dall'alto. Al centro si riconosce Porta Sempione, o meglio l'Arco della Pace (sul percorso Parco Corso Sempione Piemonte)


Sul retro sta scritto: Milano 28 (cancellato)
Parto questa mattina per la francia alle ore 6
Baci e saluti Piero
[il timbro postale indica che la cartolina è stata spedita il 28.07.1955]



CARTOLINA N. 2 - Milano, Piazza del Duomo



Sul retro, sta scritto:
Milano, 27.7.1955
Passato visita Tutto bene Attendo partensa (sic) Tanti saluti e tanti tanti bacioni da chi sempre ti pensa e ti ama per sempre 
Piero
[di traverso, a sinistra] ora sono le 2.30 
[sul lato destro]  Saluti alla tua famiglia e tutti

La cartolina è indirizzata alla sig(g)norina  Anna Alunni (la fidanzata), la quale abita a Gubbio, in via Pietro Marianelli n. 21.





CARTOLINA N. 3 - Nancy (Francia), la rue Saint-Jean





Sul retro della cartolina sta scritto:
Tanti saluti e baci a tutti
tutto bene
segue lettera 

(qui mamma è diventa sua moglie e abita ora nella
casa eugubina di mio padre, in via Vincenzo Armanni 11)